Alassio, Livorno, Grignano. E poi ancora Trieste e Milano. Queste le città toccate da Mauro Pelaschier in quattro diverse regioni durante la prima fase del suo viaggio on the road, il cui scopo è uno e semplice: diffondere anche nelle regioni italiane i principi della Charta Smeralda, il documento nato dall’attività della Fondazione OneOcean, presieduta da Zahra Aga Kahn e guidata dal Commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda Riccardo Bonadeo.
Un decalogo formulato per sensibilizzare l’opinione pubblica, gli operatori e gli stakeholder, con il quale si forniscono indicazioni pratiche su come mutare il proprio comportamento (ovunque ci si trovi, non solo in mare) per salvare gli oceani. Ad esempio, riducendo al minimo l’uso di risorse come l’acqua potabile o l’energia elettrica, proteggendo gli habitat naturali o, ancora, eliminando l’uso delle plastiche e delle microplastiche.
«Dai ragazzi nelle scuole ho ricevuto un’attenzione e un interesse oltre ogni aspettativa - racconta Pelaschier - e viaggiare con la e-tron mi ha consentito di portare un ulteriore messaggio: si può inquinare meno anche muovendosi in macchina». E se i giovani sono il futuro del pianeta, il presente è in mano a chi governa le istituzioni. Per questo il velista durante ogni incontro si rivolge anche a loro: «C’è stata una forte risposta anche da parte dell’amministrazione pubblica locale - rivela - e in più di un caso ho trovato il sindaco in persona ad accogliermi. È una cosa molto importante: il nostro compito è risvegliare la sensibilità dell’intera società, ma è con il sostegno delle istituzioni che si migliorano le condizioni del territorio».
Ogni incontro si è svolto con le stesse modalità: dopo il benvenuto e l’introduzione da parte delle autorità locali e del preside, il velista ha spiegato «come abbiamo ridotto il mondo da 65 anni a questa parte grazie all’invenzione della plastica». Il suo è il racconto di un testimone oculare, perché Pelaschier nasce letteralmente sul mare, in un cantiere nautico: figlio e nipote di velisti olimpici, discendente di una famiglia di maestri d’ascia che per rimanere in Italia da Pola si trasferisce a Monfalcone, Mauro cresce tra le barche. All’età di due anni partecipa con i genitori alla sua prima regata e a sei esce per la prima volta da solo in mare. A ogni tappa, centinaia di ragazzi affascinati e attenti hanno ascoltato la sua narrazione e quella di un ricercatore del CNR che lo ha affiancato nelle due ore di confronto, facendo propria la loro passione e il loro impegno.
Ciò che vale per il Pubblico, allo stesso modo vale per il privato: «Anche le aziende devono imparare a lavorare in modo diverso - continua infatti Mauro Pelaschier - devono cercare nuovi materiali, nuovi strumenti e tecnologie per proteggere l’ambiente». E tutto questo può accadere solo se sensibilizziamo le persone, «soltanto se tutti capiscono che senza il mare non abbiamo futuro», aggiunge.
La sfida lanciata dall’ambasciatore della Fondazione One Ocean riguarda ogni settore dell’industria, nessuno escluso: nel caso dell’automotive, vincerla richiede una trasformazione radicale che Audi ha già avviato da tempo, prevedendola con largo anticipo. E gli effetti si vedono, intanto perché l’azienda ha ri-progettato in chiave ecosostenibile i processi di produzione industriale: basti pensare che la stessa e-tron viene costruita a Bruxelles tra le mura del primo stabilimento al mondo nel segmento premium certificato carbon neutral; che a San José Chiapa, in Messico, la fabbrica della casa dei quattro anelli vanta un innovativo sistema di depurazione del sito produttivo, in grado di trattare il 100% delle acque reflue; o che a Győr, in Ungheria, sui tetti di due centri logistici Audi, è stato installato il parco fotovoltaico più grande d’Europa, con 35mila celle solari capaci di raggiungere una potenza di picco pari a 12 megawatt.
E poi, ancora, perché la casa dei quattro anelli ha lavorato per rivoluzionare le proprie auto: riducendone il peso, scegliendo materiali riciclabili, producendo da sé combustibili alternativi a basso impatto ambientale, aumentando l’efficienza dei motori tradizionali e investendo nello sviluppo di tutte le tecnologie disponibili, dalla propulsione a metano a quella basata fuel-cell, passando per hybrid plug-in, mild-hybrid e, ovviamente, per quell’elettrico su cui tutti oggi sono pronti a scommettere.
Lo stesso che muove la e-tron: «La sensazione che provi guidandola è di essere immerso nella natura - racconta Mauro Pelaschier - il motore silenzioso ti rende più attento a ciò che hai intorno quando abbassi il finestrino e ascolti solo il vento. È un riavvicinamento all’ambiente che ti circonda e che dobbiamo difendere insieme, anche contribuendo a diffondere le idee che possono salvarci. Per questo è importante parlare con le persone, renderle consapevoli e farle pensare - conclude Mauro Pelaschier - per far loro capire che noi abbiamo fatto questo e ora noi possiamo rimediare».