Prospettive concrete e positive. Il futuro delle vetture ibride plug-in è particolarmente interessante. Grazie a una recente indagine dell’Lmc, centro specializzato in analisi di mercato, queste vetture non solo sono sempre più amate dagli automobilisti ma in Europa sono destinate a raddoppiare a breve. Sembra infatti che nel 2020 possano arrivare a 590 mila unità. La quota di mercato salirebbe dunque al 3%, per poi toccare il 5,2 entro il 2025.
Il perché di una scelta. Le attuali ibride, grazie a un powertrain composto dall’interazione tra un motore a combustione e una batteria, garantiscono performance decisamente migliori rispetto a qualche anno fa. Sono ad esempio in grado di percorrere alcune decine di chilometri in modalità esclusivamente elettrica. La scelta è motivata dunque da una qualità indiscutibile sotto ogni punto di vista. Ciononostante, esistono alcuni miti da sfatare ancora resistenti nel sentire comune. Ecco i temi caldi su cui ragionare per consolidare una scelta che è valida in partenza:
- Autonomia. Uno dei timori legati all’auto ibrida plug-in consiste nel dubbio che abbia poca autonomia. Secondo l’Epa, l’Agenzia federale americana per la protezione dell’ambiente, “l’ansia da autonomia” è il principale deterrente all’acquisto di una vettura elettrica. In realtà, la vettura ha tutti i vantaggi ambientali della propulsione elettrica ma senza le problematiche legate all’autonomia. Un esempio è Audi Q5 TFSI che è in grado di soddisfare tutte le esigenze di mobilità quotidiana e contemporaneamente consentire di viaggiare emettendo tra i 46 – 54 grammi a chilometro di anidride carbonica. Con la sola carica elettrica si può guidare in città con un’autonomia minima di 40 km.
- Stazioni di ricarica. Secondo il Green Mobility report 2019 ad oggi, in Italia, esistono quasi 8.200 punti di ricarica tra pubblici e privati ad accesso pubblico, il 20% circa di tipo “fast charge”, in linea con la media europea. La Lombardia è l’unica regione con oltre 1.000 punti di ricarica, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia (oltre 500). Il Nord Italia ha il 51% delle installazioni e il 53% di quelle “fast charge”. Circa il 70% è in ambito urbano, su strada o in parcheggi pubblici, quasi il 30% in “punti d’interesse” come centri commerciali e concessionarie auto, meno del 5% è extra-urbano.