Eoliche

Quali fonti energetiche sostenibili sono le più pulite?

Le meno dannose per l'ambiente, quelle a ridotte emissioni di anidride carbonica e pure con la massima efficienza: ecco la classifica delle fonti sostenibili, a caccia dell'energia 'green' più pulita di tutte

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Quando si parla di energie rinnovabili, spesso per semplicità si trascurano le differenze di prestazione tra le diverse soluzioni green, sottintendendo che in ogni caso si tratti di alternative nettamente più sostenibili rispetto ai combustibili fossili.

E in effetti è indiscutibile: in termini di emissioni di anidride carbonica, per esempio, la differenza tra fonti energetiche pulite e combustibili come gas, petrolio e carbone oscilla tra un fattore 10 e un fattore 250.

Insomma, il distacco è abissale.

Volendo scendere nel dettaglio, tuttavia, esistono differenze non trascurabili anche all'interno della categoria delle rinnovabili, poiché ciascuna fonte è collegata a una specifica tecnologia di raccolta dell'energia. Ciò significa, di caso in caso, un diverso impatto sull'ambiente, differenti livelli di efficienza e quantità dissimili di anidride carbonica prodotta.

Chi merita allora il titolo di energia pulita più pulita? Un primo criterio per stilare una classifica tra le diverse fonti rinnovabili è l'intensità di carbonio – ossia la quantità totale di CO2 emessa – relativa all'intero ciclo produttivo, includendo anche la costruzione, l'installazione e lo smaltimento dei dispositivi necessari a raccogliere e immagazzinare l'energia. Secondo uno studio condotto dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (l'Ipcc), il primato spetta all'idroelettrico, con un'emissione di appena 2 grammi di anidride carbonica per ogni chilowattora (kWh) di energia prodotta.

Foto: Psnh/Flickr

Seguono in classifica l'energia mareomotrice (8 g di CO2 al kWh), l'eolico (12), il nucleare (16), le biomasse (18), il geotermico (45) e il fotovoltaico (48). Il primo tra le non-rinnovabili è il gas metano, con un ordine di grandezza in più: 469 g di CO2 al kWh. Il carbone, per confronto, supera quota 1.000, e i dati sono stati confermati da una meta-analisi condotta sulla base di oltre 50 pubblicazioni scientifiche.

Cambiando criterio si modifica anche la graduatoria: ragionando in termini complessivi, tenendo conto sia del costo degli impianti sia dell'impatto sull'ambiente e sugli ecosistemi, sul gradino più alto del podio sale l'energia eolica. L'idroelettrico, infatti, è penalizzato dal fatto che necessita della creazione di dighe, dunque risulta tutt'altro che a impatto zero dal punto di vista degli ecosistemi e merita solo il terzo posto. Medaglia d'argento per il geotermico, seguito fuori podio da nucleare e fotovoltaico.

Secondo uno studio quantitativo dell'istituto di tecnologia del New Jersey, infatti, il processo di produzione dei pannelli solari che richiede l'uso di sostanze tossiche, combinato con un'efficienza ridotta, rende il fotovoltaico meno preferibile del nucleare, nonostante il problema delle scorie radioattive.

Un impianto eolico e uno nucleare sorgono nella stessa area della Francia.
Foto: Jeanne Menjoulet/Flickr

Il concetto di più green, dunque, dipende criticamente da come la sostenibilità viene calcolata. E la tecnologia rimescola in continuazione le carte: se per esempio il fotovoltaico viene combinato con un sistema a concentrazione solare, la quantità di anidride carbonica emessa per ogni chilowattora prodotto risulta più che dimezzata. E per quanto riguarda l'eolico, ci sono grandi differenze a seconda di dove l'impianto viene installato e delle sue dimensioni. Insomma, la classifica è destinata a essere tutt'altro che statica.

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