Quando si parla di energie rinnovabili, spesso per semplicità si trascurano le differenze di prestazione tra le diverse soluzioni green, sottintendendo che in ogni caso si tratti di alternative nettamente più sostenibili rispetto ai combustibili fossili.
E in effetti è indiscutibile: in termini di emissioni di anidride carbonica, per esempio, la differenza tra fonti energetiche pulite e combustibili come gas, petrolio e carbone oscilla tra un fattore 10 e un fattore 250.
Insomma, il distacco è abissale.
Volendo scendere nel dettaglio, tuttavia, esistono differenze non trascurabili anche all'interno della categoria delle rinnovabili, poiché ciascuna fonte è collegata a una specifica tecnologia di raccolta dell'energia. Ciò significa, di caso in caso, un diverso impatto sull'ambiente, differenti livelli di efficienza e quantità dissimili di anidride carbonica prodotta.
Chi merita allora il titolo di energia pulita più pulita? Un primo criterio per stilare una classifica tra le diverse fonti rinnovabili è l'intensità di carbonio – ossia la quantità totale di CO2 emessa – relativa all'intero ciclo produttivo, includendo anche la costruzione, l'installazione e lo smaltimento dei dispositivi necessari a raccogliere e immagazzinare l'energia. Secondo uno studio condotto dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (l'Ipcc), il primato spetta all'idroelettrico, con un'emissione di appena 2 grammi di anidride carbonica per ogni chilowattora (kWh) di energia prodotta.