Dietro le quinte di un progetto ambizioso. La nuova Audi A3 ha una caratteristica peculiare: l’89% dei materiali dei suoi sedili è composto da plastica riciclata. Come è stato possibile raggiungere questo obiettivo? Ecco svelato il backstage di questa produzione all’insegna della sostenibilità grazie al punto di vista privilegiato di Ute Grönheim del dipartimento dello sviluppo dei materiali.
Parola chiave: eco-friendly. Per molti non è una novità il fatto che ormai diversi vestiti o accessori siano realizzati riciclando delle bottiglie di plastica. Oggi i materiali sostenibili hanno un ruolo importante anche in ambito produttivo e sono al centro delle innovazioni portate avanti da Audi. Il potenziale è enorme: un’auto, infatti, contiene circa 340 chilogrammi di plastica di cui circa la metà è già riciclabile. “Vogliamo produrre sedili resistenti e di alta qualità che superino tutti i nostri test, e vogliamo che siano sostenibili”, spiega Ute Grönheim, forte della sua laurea in design tessile. Ute è una delle menti che c’è dietro i sedili di nuova Audi A3.
Dalle bottiglie PET al filato: ordire, tagliare, fondere. Le compagnie che riciclano utilizzano solo le bottiglie chiare perché sono più semplici da tingere. Vengono tolti i coperchi e un sistema di lavaggio le pulisce, per poi essere triturate e ridotte in piccoli fiocchi. Questi pezzi sono poi utilizzati per creare un granulato per produrre tessuti in poliestere che diventeranno filato vero e proprio. “Questo granulato è essenzialmente lo stesso che è utilizzato per i sedili, con la differenza che questi sono fatti con PET riciclato”. Spiega Grönheim. Un’altra differenza: il granulato non è fresato e puro come quello prodotto industrialmente. “Questo può intasare gli ugelli nella produzione del filato. Inoltre, l’opacità è irregolare, così è meno assorbente e ha bisogno di maggior tintura,” continua Grönheim. Questo è il motivo per cui è in qualche modo più difficile e più costoso produrre filati in poliestere riciclato.