«Il momento giusto è adesso». Il sorriso cordiale, lo sguardo intenso, Patrick McKeever si presenta all’improvviso, pronto per sedersi a un tavolo e rispondere alle nostre domande. È un mezzo miracolo: nei giorni intensi di speech e incontri della 8° conferenza internazionale dei Geoparchi Unesco, il Palacampiglio è affollato da 850 delegati provenienti da 64 paesi a rappresentare 140 Geoparchi. Nessuno stupore, dunque, se l’agenda del direttore della Section on Earth Sciences and Geo-Hazards Risk Reduction dell'UNESCO (entro cui è gestito il programma Unesco Global Geopark) è incredibilmente densa di incontri, tavole rotonde, discussioni.
«Siamo come una grande famiglia - commenta a riguardo soddisfatto - e questa è la nostra occasione per scambiare di persona idee e visione. Sono distrutto, ma ne vale veramente la pena». I Geoparchi esistono da vent’anni e il primo incontro ufficiale del network al tempo ne contò appena quattro: oggi la piccola folla multietnica che ha invaso Madonna di Campiglio e il Parco Naturale Adamello Brenta Geopark non fa che confermare la crescita costante e il successo del progetto, che nasce per conservare il patrimonio geologico e naturalistico, promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio e diffondere presso il grande pubblico una nuova, più che mai necessaria, sensibilità ambientale.
«Partiamo da una premessa: la storia della terra è la più grande e importante che si possa raccontare», spiega McKeever. In questo contesto, le rocce non sono solo la piattaforma su cui insistono in tutto il mondo splendidi ecosistemi naturali: sono anche libri, testi antichissimi che aspettano solo di essere consultati. Grazie ad essi, i geologi apprendono informazioni preziose sul passato del nostro pianeta e non solo: «Dalle rocce possiamo per esempio capire se, quando e con quali conseguenze un meteorite ha colpito il nostro pianeta, ma anche cosa sono stati i cambiamenti climatici, e cosa aspettarci da essi nel prossimo futuro».